Definizione
Condizione di riduzione della massa ossea e di deterioramento microstrutturale del tessuto scheletrico che causa un aumento della fragilità dell’osso e del rischio di frattura anche per traumi minori.
Oggi l’osteoporosi si può ritenere una “malattia sistemica”, cronica che interessa milioni di persone nel mondo.
I segmenti ossei che più frequentemente sono interessati da una frattura osteoporotica sono il collo del femore, la colonna vertebrale, la spalla, il polso.
Molte di queste fratture possono causare una condizione clinica di importante invalidità; è nota infatti l’importanza di una frattura di femore nell’anziano sia per le conseguenze immediate (necessità di un intervento chirurgico, complicanze intra e postoperatorie, presenza di comorbidità) quanto a distanza. Si stima, infatti, una maggiore incidenza di decessi che occorrono a breve distanza da una frattura di femore.
Anche le fratture vertebrali possono essere la causa di una grave invalidità e meritano alcune considerazioni specifiche sia dal punto di vista etio-patogenetico che diagnostico-terapeutico.
La frattura da fragilità di una vertebra, più comunemente nota come “crollo vertebrale”, si manifesta clinicamente in circa un 30% dei casi laddove, di converso, in un’alta percentuale di casi (approssimativamente 70% dei crolli vertebrali), la frattura avviene in maniera del tutto asintomatica e viene pertanto diagnosticata in maniera del tutto occasionale con un esame radiografico o con una tac e/o risonanza magnetica. Il crollo asintomatico è dovuto a un cedimento plastico del tessuto osseo del corpo vertebrale e una deformazione progressiva della vertebra. Tipicamente l’associazione di molti crolli vertebrali causa la tipica la perdita di altezza globale dell’individuo senescente, l’incurvamento del rachide con esasperazione delle curve cifotica a livello dorsale e lordotica a livello lombare e la tipica procidenza della pancia. In altri termini nell’individuo molto anziano si assiste a un progressivo abbassamento della statura che si sviluppa nel tempo in maniera lentamente progressiva.
La classica frattura vertebrale da fragilità o crollo vertebrale sintomatico si manifesta generalmente con un dolore improvviso alla schiena, spesso irradiato in avanti. Il dolore è esacerbato dai movimenti, dai colpi di tosse, dagli sforzi e dalla postura eretta mentre è alleviato dalla postura in scarico a letto.
Caratteristica è la sproporzione tra l’evento traumatico scatenante, talvolta assai modesto, e l’intensità del dolore. Tipicamente il paziente riferisce in anamnesi, “ho raccolto un oggetto da terra”, “ho spostato un vaso sul terrazzo”, “ho dato un violento colpo di tosse o uno starnuto”.
Diagnostica
L’esame di elezione per diagnosticare e datare una frattura da osteoporosi è la risonanza magnetica poiché permette non solo una valutazione morfologica del corpo vertebrale quanto, aspetto quest’ultimo estremamente importante, una valutazione della presenza di alterazioni di segnale. Infatti la risonanza consente, attraverso la valutazione dell’intensità di segnale, di poter stabilire con certezza se trattasi di frattura di epoca recente o inveterata.
Si considera che una frattura sia da considerare recente quando vi sia ancora presente un’alterazione di segnale del corpo vertebrale che generalmente persiste per alcuni mesi.
Trattamento
Incruento
- Corsetti ortopedici
- Allettamento
- Terapia medica
Chirurgico
Sono essenzialmente due le metodiche “mininvasive” “percutanee” che vengono impiegate in questo tipo di fratture:
- la vertebroplastica
- la cifoplastica
DIFFERENZE
VERTEBROPLASTICA
Introduzione di cemento nella vertebra senza preparazione di una cavità di lavoro e tentativo di riduzione della deformità
CIFOPLASTICA
Introduzione di un palloncino gonfiabile a pressione nel corpo vertebrale per esercitare un’azione di correzione della deformità.
Nel caso di una vertebroplastica lo scopo del trattamento è di trattare il dolore mediante l’introduzione di una sostanza denominata cemento che è introdotta nel corpo vertebrale semi liquida e che successivamente va incontro ad indurimento. Lo scopo è di bloccare l’ulteriore cedimento strutturale della vertebra “congelandola” così come si trova all’atto dell’introduzione del cemento. L’indicazione principale è il trattamento delle fratture “non recenti” cioè quelle fratture che non sono più suscettibili di poter migliorare in altezza.
Al contrario la cifoplastica o, sarebbe meglio dire, le metodiche di cifoplastica, sono quelle che prevedono l’ausilio di presidi che consentano di ripristinare in qualche modo l’altezza della vertebra.
Ovviamente il presupposto fondamentale è che devono essere utilizzate in fase assolutamente precoce dopo l’evento traumatico cioè prima che siano iniziati i processi riparativi. Si stima approssimativamente che una frattura sia da considerare di epoca non recenti dopo le prime 3-4 settimane.