Introduzione
La deviazione scoliotica che si manifesta in epoca adulta può essere la causa di un quadro clinico doloroso che, a volte, può determinare una condizione decisamente invalidante sia ai fini dell’attività lavorativa quanto nell’espletamento delle normali attività della vita quotidiana. In passato alla scoliosi dell’adulto veniva prestata poca attenzione poiché generalmente riservata ad altre forme di scoliosi come quella idiopatica dell’adolescente, o quelle congenite e neuromuscolari.
I pazienti affetti da questa forma di scoliosi appartengono alla fascia d’età adulta-anziana considerata, in passato, ad alto rischio per la chirurgia maggiore ortopedica per:
- scarsa qualità e quantità del tessuto osseo
- comorbidità associate
- tecniche chirurgiche e di anestesia non adeguate
- strumentazione vertebrale non idonea (non permettevano, infatti, un trattamento specifico della deformità).
Con l’aumentare del benessere sociale e quindi con l’innalzamento della vita media è cambiata anche la dimensione di questa patologia del rachide che, al giorno d’oggi, interessa una discreta fetta della popolazione mondiale. Negli ultimi anni, inoltre, è profondamente modificata anche la mentalità del paziente anziano che ricorre sempre più spesso, soprattutto per il proprio benessere, alle cure mediche specialistiche.
Definizione
La scoliosi dell’adulto è una deformità della colonna vertebrale nella quale si osserva una deviazione anomala del rachide in tutti i piani dello spazio ma prevalente su quello coronale. Interessa una larga parte di persone, prevalentemente di sesso femminile, affette da alterazioni dell’equilibrio della colonna vertebrale che si manifesta da un lato con alterazioni posturali, a volte antiestetiche, e da sindromi algiche invalidanti.
Si distinguono più forme:
- quelle secondarie a cause diverse quali malformazioni congenite, neuromuscolari, da malattie metaboliche e osteoporosi,
- quelle legate ad una evoluzione peggiorativa di uno scoliosi preesistente,
- quelle secondarie a patologie degenerative multilivello
e da ultimo una forma, di recente individuazione nosologica, definita “de novo”. Il termine di derivazione latina presuppone la comparsa di una scoliosi a evoluzione peggiorativa, più o meno rapida, che si sviluppa in una colonna esente da alterazioni preesistenti.
La scoliosi dell’adulto, a secondo della sua etiologia, interessa in maniera prevalente alcune fasce di età piuttosto che altre. La degenerativa è più comune nella fasce di età presenile e senile mentre la “de novo” presenta una incidenza maggiore nell’adulto maturo tra i 50 e i 65 anni. La scoliosi idiopatica progressiva, peggioramento tardivo di una scoliosi adolescenziale preesistente, si manifesta precocemente intorno ai 40 anni.
Presentazione clinica
Il paziente affetto da scoliosi dell’adulto richiama l’attenzione del medico per differenti ragioni, che rappresentano anche i segni e sintomi principali del quadro clinico:
- dolore
- claudicatio neurologica o radicolopatie
- deficit neurologici
- evoluzione della deformità
L’aspetto estetico non ha grande importanza come nella scoliosi dell’adolescente, anche se al giorno d’oggi non è assolutamente un aspetto da sottovalutare. Numerose comorbidità possono peggiorare il quadro clinico del paziente tra le quali si annoverano l’osteoporosi o extravertebrali come pneumopatie e/o cardiopatie; usualmente il paziente presenta una lunga storia di dolore, soprattutto lombare, e solo in un secondo tempo, il dolore si irradierà agli arti inferiori. Nei casi più gravi si assiste alla comparsa di deficit neurologici e di claudicatio neurologica da stenosi secondaria alla deformità.
I pazienti avvertono dolore soprattutto in posizione eretta e dopo deambulazione anche di poco centinaia di metri. Il dolore nelle fasi più avanzate può essere continuo, anche notturno e non risente neanche della terapia fisica e rieducativa.
Esame obbiettivo
L’esame in posizione eretta del paziente può rilevare:
- Obliquità pelvica
- Gibbo in sede dorsale o lombare
- Dislivello della linea delle spalle
- Asimmetria dei triangoli della taglia
Diagnosi Radiologica
RADIOLOGIA TRADIZIONALE
La radiologia tradizionale mai come in queste patologie riveste un ruolo fondamentale e imprescindibile ai fini diagnostici e, in particolare, terapeutici perchè permette l’esatto inquadramento della patologia e una pianificazione terapeutica.
Deve essere eseguita con più modalità ma soprattutto deve prevedere una visione globale del rachide nelle proiezioni standard, antero-posteriore e latero-laterale, in cui siano ben visibili il cranio e la pelvi con le teste del femore.
RISONANZA MAGNETICA
La risonanza magnetica, spesso utilizzata in maniera impropria e in alternativa di un esame radiografico, è molto utile per studiare il coinvolgimento delle strutture nervose in quanto, nelle fasi più avanzate, la degenerazione articolare e discale causa una stenosi secondaria del canale vertebrale o dei forami di coniugazione (forami attraverso i quali fuoriescono dal canale vertebrale le radici nervose).
TAC
Oggigiorno sempre meno frequentemente si ricorre a una TAC come esame di prima scelta essendo stata in questo rimpiazzata dalla RMN per la minore invasività della metodica. Pur tuttavia, consentendo un’ottima visualizzazione della componente scheletrica e la possibilità di effettuare ricostruzioni triplanari, la Tac riveste un ruolo a volte fondamentale nei casi un cui non si possa eseguire una RMN per altre cause come avviene in portatori di pace-maker e per definire una accurata programmazione chirurgica.
Trattamento
CONSERVATIVO
Il trattamento conservativo punta a eliminare o alleviare i sintomi con l’utilizzo soprattutto di farmaci, ortesi e, in particolare, di trattamenti fisioterapici-riabilitativi. Il trattamento conservativo deve sempre essere attuato dal paziente affetto da scoliosi con il duplice intento di combattere i sintomi e prevenire il peggioramento della deformità. E’ noto infatti che, curve scoliotiche di medio – alta gravità possano continuare a peggiorare nell’età avanzata. Il trattamento riabilitativo deve essere “sempre” attuato con costanza e assiduità e per un periodo molto lungo di tempo.
Obbiettivi del trattamento conservativo sono:
- Alleviare il dolore
- Eliminare la claudicatio neurologica (quando presente)
- Prevenire la progressione della curva
CHIRURGICO
Le indicazioni al trattamento chirurgico sono:
- Progressione documentata della curva
- Aumento dello squilibrio sagittale e coronale del rachide
- Sintomi che non rispondono al trattamento conservativo